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Catania, maxi-operazione contro il clan Scalisi: 14 arresti per mafia, droga ed estorsioni

La Polizia di Stato esegue un’ordinanza di custodia cautelare in carcere: tra i reati contestati associazione mafiosa, traffico di droga, armi, estorsioni e un piano omicidiario per vendicare l’uccisione del figlio del reggente

Catania, maxi-operazione contro il clan Scalisi: 14 arresti per mafia, droga ed estorsioni

La Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, estorsione, detenzione abusiva di armi, ricettazione e accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti, tutti reati aggravati dall’agevolazione del clan Scalisi, attivo nel territorio adranita.

L’operazione, coordinata dal Servizio Centrale Operativo e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, ha visto impegnati oltre 150 operatori con la collaborazione delle Squadre Mobili di numerose città italiane, unità cinofile ed elicotteri.

I precedenti

I provvedimenti seguono i fermi eseguiti il 16 settembre scorso a carico di 10 soggetti della stessa organizzazione, poi convalidati con custodia cautelare in carcere. Le condotte contestate agli indagati coprono il periodo ottobre 2023 – settembre 2025 e includono estorsioni a imprenditori, commercianti e ambulanti, nonché intimidazioni tramite incendi di veicoli. Durante le indagini sono stati sequestrati oltre un chilo di cocaina e marijuana e tre pistole con munizioni riconducibili al sodalizio.

Il piano omicidiario

Dalle intercettazioni è emerso che l’attuale reggente del clan Scalisi aveva pianificato un omicidio multiplo per vendicare la morte del figlio diciassettenne, ucciso a coltellate a Francofonte il 20 aprile 2025 durante una rissa. Nonostante l’arresto del presunto responsabile, il boss risultava determinato a vendicarsi, organizzando l’agguato nei giorni finali di settembre a Francofonte. Il piano prevedeva l’utilizzo di:

  • divise false da carabiniere, confezionate a Chieti da familiari e complici;

  • un furgone senza localizzatore satellitare per il viaggio Abruzzo-Sicilia;

  • la collaborazione di più membri della famiglia, incluso lo zio e il fratello del boss, impegnati a reperire armi.

L’alibi sarebbe stato fornito dalla partecipazione del boss alle nozze dello zio a Chieti il 20 settembre, prima di recarsi in Sicilia per l’esecuzione del delitto.

Le perquisizioni

Le perquisizioni hanno portato al ritrovamento di:

  • 550 grammi di cocaina suddivisi in dosi nell’abitazione del reggente del clan;

  • un revolver privo di matricola in casa di un complice;

  • due divise simili a quelle dei Carabinieri nel garage dello zio a Chieti, destinate all’agguato.

Le comunicazioni dal carcere

Le indagini hanno inoltre confermato che alcuni detenuti del clan comunicavano illegalmente dal carcere utilizzando telefoni cellulari per mantenere i rapporti con l’esterno e pianificare attività criminali.

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