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Pietracatella, madre e figlia morte per sospetta intossicazione: cinque sanitari indagati e alimenti sequestrati.

Indagini sulla gestione sanitaria e sui cibi consumati in casa: sequestrate cartelle cliniche e alimenti, il padre ricoverato a Roma in condizioni stabili.

Pietracatella, madre e figlia morte per sospetta intossicazione: cinque sanitari indagati e alimenti sequestrati.

Pietracatella, piccolo comune in provincia di Campobasso, è al centro di un’inchiesta dopo la morte di Sara Di Vita, 15 anni, e della madre Antonella Di Ielsi, 50 anni, decedute all’ospedale “A. Cardarelli” in un arco temporale ravvicinato, al termine di un quadro clinico compatibile con una gravissima intossicazione alimentare. La vicenda, esplosa nei giorni delle festività, ha innescato un’immediata mobilitazione investigativa e sanitaria, tra sequestri, acquisizioni di atti e una serie di accertamenti tecnici destinati a chiarire con precisione cosa abbia provocato un esito tanto rapido quanto devastante.

Il trasferimento allo Spallanzani e le condizioni del padre

Nel frattempo il padre, Gianni Di Vita, è stato trasferito all’Istituto Spallanzani di Roma insieme all’altra figlia, poco più che maggiorenne, portata nella Capitale a scopo precauzionale. Dall’ospedale romano filtra un quadro clinico rassicurante per l’uomo: è vigile e le sue condizioni vengono descritte come stabili e “ben controllate”, mentre proseguono gli approfondimenti per inquadrare la possibile malattia a trasmissione alimentare e scongiurare evoluzioni inattese.

Cinque indagati e fascicolo per responsabilità sanitaria

La Procura di Campobasso ha iscritto nel registro degli indagati cinque operatori sanitari in servizio nei giorni in cui la famiglia si era rivolta al Cardarelli per sintomi importanti. Le ipotesi di reato, secondo quanto emerge dalle ricostruzioni diffuse, comprendono omicidio colposo e lesioni personali colpose, nell’ambito di un fascicolo che mira a verificare eventuali profili di responsabilità sanitaria e scelte cliniche non adeguate al decorso poi rivelatosi fulminante.

La “catena degli interventi” e i due accessi al pronto soccorso

Il cuore dell’indagine non riguarda soltanto l’eventuale agente tossico, ma anche la gestione del percorso di cura. La Procura, in una nota ripresa da più fonti, sottolinea che la priorità è ricostruire l’intera catena degli interventi medici, con un focus preciso sui precedenti accessi della quindicenne in pronto soccorso: risulterebbero, infatti, due visite prima del decesso.

In parallelo, gli investigatori stanno ricostruendo le richieste di aiuto e gli interventi sanitari che avrebbero riguardato la madre prima dell’evento fatale, per capire se ci siano state sottovalutazioni, ritardi o difficoltà diagnostiche in una fase in cui la sintomatologia poteva ancora essere inquadrata e trattata con maggiore efficacia.

Sequestrati alimenti, rifiuti e cartelle cliniche: l’attività della Squadra Mobile

Sul fronte investigativo, la Squadra Mobile ha effettuato sequestri considerati determinanti: cartelle cliniche, referti e documentazione sanitaria, ma anche i resti degli alimenti presenti nell’abitazione dove la famiglia aveva consumato i pasti delle feste. Dalla casa sarebbero stati prelevati barattoli, conserve, prodotti commestibili e scarti recuperati anche dai rifiuti, inclusi gusci di vongole. Tra le ipotesi al vaglio viene citato anche il consumo di funghi.

Gli accertamenti tecnici e tossicologici sui campioni raccolti dovranno stabilire se si sia trattato di contaminazione microbiologica, tossine, conservazione non idonea o altre cause, senza escludere a priori alcuna pista.

Le ipotesi cliniche e l’attesa per autopsie e analisi

Medici e inquirenti lavorano su un quadro descritto come atipico per rapidità e gravità. In questa fase, le ricostruzioni parlano di un possibile coinvolgimento epatico e di un peggioramento precipitoso fino all’insufficienza multiorgano, ma l’elemento decisivo resta l’esame autoptico, insieme alle analisi di laboratorio sui cibi sequestrati e su eventuali agenti patogeni o tossici. Solo l’incrocio tra riscontri medico-legali e risultati tossicologici potrà dire se l’origine sia stata un alimento specifico, una contaminazione, una tossina naturale o una combinazione di fattori.

Una comunità sotto shock e l’impatto pubblico della vicenda

La tragedia ha avuto un impatto immediato anche sul piano sociale: la loro morte, nel pieno delle festività, ha scosso l’intera comunità di Pietracatella e riacceso l’attenzione sul tema della sicurezza alimentare domestica e sulla risposta dei servizi di emergenza nei piccoli territori. È anche per questo che l’inchiesta è impostata su un doppio binario: accertare eventuali responsabilità individuali nella gestione clinica e, allo stesso tempo, individuare l’origine dell’evento per evitare rischi residui o ulteriori casi collegati.

Che cosa può chiarire davvero l’inchiesta

Gli investigatori puntano a una ricostruzione minuto per minuto: quali alimenti sono stati consumati, in che modalità sono stati preparati e conservati, quando sono comparsi i sintomi, quali terapie sono state prescritte e con quali esiti, perché si sia arrivati a dimissioni dopo i primi accessi e cosa abbia determinato, infine, l’improvviso salto di gravità. In casi di sospetta tossinfezione o intossicazione, le ore contano: per questo ogni passaggio – dal triage alle decisioni diagnostiche, dagli esami richiesti ai parametri clinici registrati – può diventare determinante per capire se ci sia stato un decorso inevitabile oppure se siano esistiti margini d’intervento non colti.

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