Omicidio Sharon Verzeni: in Aula Moussa Sangare torna a proclamarsi innocente
L’imputato ritrattò già mesi fa la confessione iniziale: “Non c’entro nulla, ero solo un testimone casuale”. In Aula la nuova versione e la rabbia dei familiari della vittima.
Omicidio Sharon Verzeni: in Aula Moussa Sangare torna a proclamarsi innocente.
È ripreso nell’aula del Tribunale di Bergamo il processo a Moussa Sangare, l’uomo accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni, la donna trovata senza vita nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d’Isola.
Un caso che, fin dall’inizio, aveva suscitato grande clamore mediatico e che oggi torna al centro dell’attenzione giudiziaria per le nuove dichiarazioni dell’imputato, che continua a dichiararsi innocente.
La ritrattazione: “Non l’ho uccisa, ero solo di passaggio”
Durante l’udienza Sangare ha ribadito la propria estraneità ai fatti, fornendo nuovamente una versione che si discosta nettamente da quella rilasciata subito dopo il fermo.
“I carabinieri mi dicevano di confessare – ha spiegato in Aula – pensavo che fosse l’unico modo per uscire da quella situazione. Ma io non ho ucciso Sharon”.
Secondo quanto raccontato dall’imputato, la notte del delitto si sarebbe trovato casualmente nei pressi del luogo dell’aggressione mentre stava passando in bicicletta. “Ho visto la ragazza litigare con un uomo. Ho capito che la vicenda sarebbe finita male e non volevo entrare in questa situazione. Ho accelerato e me ne sono andato” ha dichiarato.
Sangare avrebbe poi raccontato di essersi “liberato dei vestiti e del coltello” che aveva quella notte per paura di essere coinvolto. “Mi era presa la paranoia di aver visto qualcosa che non dovevo” ha aggiunto, cercando di spiegare così alcuni comportamenti che gli inquirenti avevano ritenuto sospetti.
Gli indizi a suo carico
A pesare sulla posizione dell’uomo restano tuttavia alcuni elementi oggettivi. Le telecamere di sorveglianza della zona avrebbero immortalato Sangare in bicicletta nei pressi del luogo del delitto, poco dopo l’omicidio della giovane. Inoltre, alcune tracce di DNA di Sharon Verzeni sarebbero state rilevate sulla bicicletta dell’imputato.
“È l’unica cosa che non mi spiego”, ha commentato in Aula, negando qualunque contatto fisico con la vittima e ribadendo che il suo passaggio in quella zona fu del tutto casuale.
La difesa: “Dichiarazioni coerenti, non un colpo di scena”
Il legale di Sangare ha sottolineato come la nuova ricostruzione dell’uomo non rappresenti un cambio di linea, ma sia coerente con quanto già sostenuto da mesi. “Il mio assistito ha sempre dichiarato di non avere alcun legame con la ragazza e di essere stato solo un testimone casuale di una lite”. Non si tratta, dunque, di un colpo di scena, ma di un’ulteriore conferma, ha spiegato l’avvocato difensore.
Il dolore dei genitori di Sharon
Profonda amarezza e dolore tra i familiari di Sharon Verzeni, presenti in Aula. I genitori della giovane, ancora scossi dalla perdita, chiedono giustizia e verità.
“Vogliamo solo che si faccia giustizia — ha detto il padre della vittima —. Ci ferisce constatare che non mostra alcun rimorso. Questo ci fa molto male”.
Una sofferenza che si rinnova a ogni udienza, mentre il processo prosegue nel tentativo di chiarire se quella notte Moussa Sangare fosse davvero uno spettatore impotente o l’autore dell’omicidio.
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