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Verona, un convegno ed una mostra per il magistrato Rosario Angelo Livatino

Livatino è vittima innocente della Mafia

Verona, un convegno ed una mostra per il magistrato Rosario Angelo Livatino.

Un giudice martire e beato, un uomo che testimonia ed onora l’operosità, la fierezza, l’attaccamento alla vita e il desiderio di verità e giustizia di un popolo trasmettendo valori come la fratellanza, la giustizia e la pace.

Questo era ed è Rosario Angelo Livatino, un coraggioso magistrato siciliano ucciso dalla mafia nel 1990 e beatificato il 9 maggio 2021. A lui sono dedicati due eventi realizzati in Gran Guardia di Verona, il convegno “Sub Tutela Dei – Il Giudice Rosario Angelo Livatino” il 3 marzo, e una mostra multimediale dal 9 al 21 marzo.

Realtà civili, giudiziarie e religiose 

Un’iniziativa che unisce realtà civili, giudiziarie e religiose per far conoscere un uomo giusto e aperto a tutti, come da lui stesso spiegato, perché “Per poter giudicare occorre un dono, un’illuminazione, una preghiera, una tensione al bene comune, al corpo sociale per chi non crede”.

“Rosario Livatino è testimone di valori umani senza tempo illuminati dalla fede di Cristo – ha detto la Vicesindaca Barbara Bissoli -. Ringrazio gli attori che hanno condiviso l’organizzazione di questi eventi, che intendono confermare la forza esemplare di questo magistrato di cui il Comune di Verona vuole riaffermare il valore fondamentale testimonianza, per la formazione della coscienza civile, del senso civico, dell’etica delle nostre comunità. La potenza della testimonianza dei valori incarnati da Livatino è certamente catalizzata dalla morte tragica di quest’uomo giusto”.

“Vogliamo – spiega Bissoli – sottolineare la bellezza della sua vita luminosa, della coerenza e della credibilità dell’agire che egli ha perseguito con tanta intensità. La sua vita professionale è fatta di pochissime parole, di una rilevantissima dimensione interiore, e di azioni quotidiane tutte coerenti con valori in cui credeva profondamente. Consapevolezza della funzione e della propria missione, impegno, umiltà, scrupolo, riservatezza, serietà e infine anche travaglio nella decisione e la scelta da intraprendere nella sua professione. Rispetto, attenzione e cura dell’altro, rifiuto delle scorciatoie, osservanza della deontologia professionale”.

Il convegno

Il primo appuntamento sarà il convegno “Sub Tutela Dei – Il Giudice Rosario Angelo Livatino”, che si terrà all’Auditorium della Gran Guardia venerdì 3 marzo alle 17.30, con relatori Giovanbattista Tona della Corte d’Appello di Caltanissetta, Salvatore Insenga, cugino di Rosario Livatino e Guido Facciolo, avvocato della “Libera Associazione Forense” di Verona.

La mostra multimediale

Al convegno seguirà, giovedì 9 marzo alle 18 nella Sala Polifunzionale della Gran Guardia, la cerimonia inaugurale della Mostra multimediale sulla vita del giudice che si potrà visitare fino a martedì 21 marzo. La mostra sarà aperta dalle 9 alle 13.30 e dalle 16.30 alle 20.30, con avvocati e magistrati di Verona che faranno da guida. Per informazioni o prenotare visite guidate è possibile scrivere una email a livatino.verona@gmail.com o chiamare i numeri 3471465753 e 3332300082 dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 17.

La presentazione

Le iniziative sono state presentate questa mattina in Sala Arazzi. Oltre alla Vicesindaca Barbara Bissoli sono intervenuti il curatore della mostra e rappresentante della “Libera Associazione Forense” Guido Facciolo, il presidente Associazione Culturale “Rivela” Ermanno Benetti, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Verona Mauro Regis, il Giudice del Tribunale di Verona Massimo Vaccari e il provicario generale Monsignor Cristiano Falchetto.

L’uomo

“Rosario Livatino rappresenta l’unità di una persona che sa che il giudizio riguarda non solo il magistrato o l’avvocato, ma riguarda tutti noi, qualsiasi cosa facciamo – ha affermato Guido Facciolo -. Ogni giornata è bella se sappiamo discernere e non ci tiriamo indietro nel giudicare quello che dobbiamo giudicare, mentre è triste e smorta se non lo facciamo. Questo giudizio sta assieme all’amore verso la persona giudicata che, per Livatino, era una persona che aveva commesso reati abominevoli, ma lui parla di amore. Mettendo insieme tutto questo ne esce una persona stupenda che ha saputo dare genialità alle sue indagini assolutamente innovative”.

“La mostra – spiega Ermanno Benetti – è sviluppata in 4 sezioni più una, con la possibilità di avere anche dei video di supporto. Volevo ringraziare i curatori di questa esposizione, per il senso di responsabilità che hanno avuto nell’affrontare questa avventura”.

Giudice ragazzino

“Rosario Livatino è stato inserito da qualcuno nella categoria dei “giudici ragazzini” -ha aggiunto Massimo Vaccari – quelli di prima nomina in età molto giovane. Un’espressione che secondo qualcuno sarebbe sminuente della persona ma, se tutti i giudici ragazzini fossero stati come Rosario Livatino, avremmo gestito molto meglio l’amministrazione della giustizia. Aveva grande sensibilità rispetto ai propri cari, al proprio lavoro, ai propri colleghi e agli imputati, e poi umiltà, che estrinsecava anche nel senso del dovere e degli errori in cui poteva incorrere nell’amministrazione della giustizia”.

“E infine – conclude Vaccari – rigore nell’applicazione della legge, nella scrittura dei provvedimenti, che significava anche rispetto degli altri, che avevano diritto ad una decisione più possibile motivata e argomentata. Livatino ci ha lasciato delle parole che ancora adesso sono illuminanti, profondissime e di grande attualità, con le quali lui stesso aveva dato delle valutazioni sul contesto di una magistratura che, all’epoca, correva tutti i rischi di essere troppo politicizzata”.

La fede nel mondo della giustizia

“La vita di Rosario Livatino genera due considerazioni, una oggettiva, legata al mondo della vita, e una soggettiva, legata alla sua persona – ha detto il presidente Mauro Regis -. Il primo insegnamento che ci può arrivare è l’aver portato la fede nel mondo della giustizia non come vuota parola, ma come concreto modo di vivere, rendere e ricevere giustizia. Il secondo riguarda la persona, ed evoca il concetto della normalità e della semplicità che divengono eccezionalità. Livatino ci ha insegnato con la sua vita come applicare al mondo della giustizia i principi evangelici.”

“La vicenda di Rosario Livatino – ha concluso Monsignor Cristiano Falchetto – ci parla di una tradizione cristiana che ha cercato di tradurre nelle viscere della sua professione proprio perché ne potesse venire un’umanità più bella. L’occasione del convegno credo sia un’occasione privilegiata per mettere in luce anche questo aspetto di cui la Chiesa è particolarmente gioiosa nel ricordare e nel fare memoria.”

Rosario Angelo Livatino

Nato a Canicattì il 3 ottobre 1952, fu un magistrato siciliano serio e rigoroso, che perseguiva le cosche mafiose impedendone l’attività criminale attraverso sentenze cosi ben costruite da reggere tutti i gradi di giudizio successivi. La sua condanna a morte fu decisa da una “Stidda”, una nuova cosca mafiosa che voleva distinguersi rispetto a Cosa nostra.

Venne ucciso sulla SS Agrigento-Caltanisetta, mentre si recava al lavoro, da ben quattro killer armati di mitra, fucile e pistole, il 21 settembre 1990. Proveniente dall’esperienza dell’Azione Cattolica, Rosario Livatino era un credente fervido e soprattutto uomo credibile. La fama di santità e di martirio di Livatino inizia subito dopo la sua morte, un martirio in “odium fidei” come sarà definito successivamente dalla Chiesa che non tarda a segnalarlo tra i modelli di vita cristiana e come testimone del XX secolo.

Per Papa Francesco, Livatino è “un esempio luminoso di come la fede possa esprimersi compiutamente nel servizio alla comunità civile e alle sue leggi e di come l’obbedienza alla Chiesa possa coniugarsi con l’obbedienza allo Stato, in particolare con il ministero, delicato e importante, di far rispettare ed applicare la legge”. Nel maggio del 2021, Rosario Livatino viene proclamato beato.

“Sub Tutela Dei”

Era il motto che racchiudeva il significato profondo in cui consisteva la sua vita: cioè, non sotto la tutela dei potenti, ma dentro la protezione e l’abbraccio del Mistero di Dio.

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