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Riforma della giustizia, via libera definitivo al Senato: 112 sì. Meloni: “Traguardo storico”

Approvata la separazione delle carriere tra giudici e pm. Protesta in Aula delle opposizioni: “No ai pieni poteri”. Ora la parola passa al referendum confermativo.

Riforma della giustizia, via libera definitivo al Senato: 112 sì. Meloni: “Traguardo storico”

Oggi, 30 ottobre, l’Aula del Senato ha approvato il disegno di legge costituzionale che introduce la separazione delle carriere nella magistratura con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni. Si tratta del quarto e ultimo passaggio parlamentare, come previsto dalla Costituzione.

Prima del voto, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha disposto l’accertamento del numero legale. Al termine della votazione, dai banchi del centrodestra si sono levati applausi, mentre i senatori del Pd, M5s e Avs hanno protestato mostrando cartelli con la scritta “No ai pieni poteri”.

La premier Giorgia Meloni ha salutato l’approvazione come un risultato storico. “Oggi, con l’approvazione in quarta e ultima lettura della riforma costituzionale della giustizia, compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini”, ha scritto su X. “Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani”.

La riforma, già approvata dalla Camera, ridisegna l’assetto della magistratura italiana, introducendo la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, la nascita di due Consigli superiori della magistratura distinti e di una nuova Alta Corte disciplinare.

Poiché il testo non ha ottenuto i due terzi dei voti favorevoli in Parlamento, sarà sottoposto a referendum confermativo, previsto, secondo le stime del governo, per la primavera del 2026.

Nel dibattito in Aula non sono mancati momenti di tensione. Il senatore Roberto Scarpinato (M5s) ha dichiarato il voto contrario del suo gruppo, affermando che “ci sono italiani anche di destra che non se la bevono che Berlusconi, Dell’Utri, Cosentino, D’Alì, Formigoni siano stati vittime di persecuzione dei magistrati”. Le sue parole hanno scatenato proteste dai banchi di Forza Italia e richiami del presidente La Russa.

Duro anche il commento del leader M5s Giuseppe Conte, che ha parlato di “un disegno di scardinamento della Costituzione” per “tagliare le unghie alla magistratura”. “Vogliono pieni poteri e noi li contrasteremo in ogni modo”, ha dichiarato davanti al Senato.

Diversa la posizione di Matteo Renzi, che ha annunciato l’astensione di Italia Viva. “Siamo favorevoli da sempre alla separazione delle carriere” ha detto “ma oggi la montagna ha partorito un topolino. È una riformicchia”.

Dal centrodestra, la senatrice Licia Ronzulli (Forza Italia) ha parlato di “giorno storico” per il Paese. “Abbiamo lottato per oltre trent’anni, ma finalmente ce l’abbiamo fatta. Oggi separiamo le carriere e uniamo l’Italia nella fiducia verso il sistema giudiziario”, ha dichiarato, definendo la riforma “la realizzazione del sogno di Silvio Berlusconi”.

Critiche anche dall’Associazione nazionale magistrati. Il segretario Rocco Maruotti, in una nota, ha sottolineato che “la Corte dei Conti viene attaccata per avere svolto la funzione che le attribuisce la legge a tutela delle risorse pubbliche”, aggiungendo che “questa insofferenza rispetto al controllo di legalità è un segnale preoccupante”.

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