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Prigozhin: “la marcia verso Mosca non serviva a prendere il potere ma denunciare un a cattiva condotta delle operazioni militari in Ucraina”

"La marcia ha mostrato che nel paese c'è un evidente problema di sicurezza"

Prigozhin: “la marcia verso Mosca non serviva a prendere il potere ma denunciare un a cattiva condotta delle operazioni militari in Ucraina”

Il fondatore del gruppo Wagner, Evgenij Prigozhin, ha diffuso un audio di 11 minuti, in cui ha spiegato le ragioni della rivolta contro le truppe russe lo scorso fine settimana.
Una serie di considerazioni che, a dir la verità, poco chiariscono su quanto avvenuto e soprattutto, su quello che accadrà nei prossimi giorni.
Prigozhin i ha spiegato che la marcia verso Mosca del gruppo Wagner “non serviva a prendere il potere e rovesciare il governo ma a denunciare una cattiva conduzione delle operazioni militari in Ucraina”.
Il gruppo Wagner era destinato a cessare di esistere il primo luglio, nessuno dei suoi uomini aveva accettato di firmare il contratto con il ministero della Difesa russo . La decisione di marciare verso la Russia, in base a questa ricostruzione non era dunque finalizzata a un golpe poi fallito, ma “per la giustizia”.
“La marcia – ha inoltre aggiunto – ha mostrato che nel paese c’è un evidente problema di sicurezza”.
Inoltre, secondo il capo del gruppo, ” I civili incrociati dai suoi uomini nel corso della marcia verso Mosca, poi arrestatasi, sostenevano la Wagner”.
“Ci siamo ritirati per evitare di far correre il sangue di soldati russi”, ha aggiunto Prigozhin nella sua ricostruzione.
Quanto al futuro, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko avrebbe trovato una soluzione “per la continuazione delle operazioni della Wagner in una giurisdizione legittima” ha affermato il leader del gruppo con riferimento alla mediazione che sabato ha messo fine alla marcia dei miliziani verso Mosca.

La marcia verso Mosca non aveva lo scopo di rovesciare Vladimir Putin ma di impedire la “distruzione” della Wagner.

Nulla però è ancora chiaro su quello che è veramente successo e su quali saranno le conseguenze.

Ne è la riprova il fatto che lo stesso Prigozhin rimane incriminato dalla Procura generale per insurrezione armata e allo stesso tempo la sua compagnia ha ripreso “normalmente” l’attività nel quartier generale di San Pietroburgo e in diverse altre città, dove è ricominciato anche il reclutamento. Il capo della Wagner, inoltre, non ha fornito alcuna indicazione su dove si trovi in questo momento. Uno dei principali punti interrogativi dopo che, sabato sera, il Cremlino aveva fatto sapere che in base all’accordo mediato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko Prigozhin sarebbe andato a Minsk.

Alcuni canali Telegram e il Kyiv Post hanno scritto che sarebbe già stato avvistato in un albergo della capitale bielorussa, il Green City Hotel. Ma la direzione, contattata dalla televisione russa Rtvi, ha detto di non poter confermare la notizia. Così come il servizio stampa di Lukashenko ha fatto sapere di non avere informazioni al riguardo.

Nessun cenno esplicito alla Bielorussia. Mentre il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha assicurato che i miliziani della Wagner potranno continuare le loro attività almeno in Mali e nella Repubblica Centrafricana, senza però nominare l’Ucraina. Resta un mistero come due giorni fa i mercenari ribelli – circa 25.000 – abbiano conquistato la città strategica di Rostov, nel sud del Paese, senza colpo ferire e poi abbiano risalito quasi indisturbati per centinaia di chilometri la Russia in direzione di Mosca.

La versione ufficiale è che le autorità abbiano voluto evitare uno spargimento di sangue. Altre fonti avanzano una spiegazione più dietrologica: che cioè la mancata resistenza alla Wagner, garantita da forze direttamente dipendenti dal Cremlino, come il servizio di sicurezza interna Fsb e la Guardia nazionale, avrebbe avuto lo scopo di permettere a Prigozhin di guadagnare punti nello scontro con l’esercito alle dipendenze del ministro della Difesa Serghei Shoigu, con il quale nemmeno Putin avrebbe rapporti idilliaci.
Sicuramente Shoigu, il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov e altri responsabili del ministero della Difesa rimangono i personaggi più odiati da Prigozhin, specialmente dopo l’ordine impartito alle milizie private, tra cui la Wagner, di firmare contratti per mettersi agli ordini del dicastero entro il primo luglio.

“Io e gli altri ufficiali della Wagner – ha detto Prigozhin – abbiamo rifiutato e intendevamo deporre le armi il 30 giugno a Rostov. Poi però ci hanno bombardati, e quindi abbiamo intrapreso la marcia della giustizia verso Mosca per protestare”.

L’avanzata si è interrotta a 200 chilometri dalla capitale per “non versare sangue russo”, ha ripetuto Prigozhin, ringraziando ancora Lukashenko per la soluzione trovata. Secondo altre fonti, invece, il vero mediatore sarebbe stato Alexei Dyumin, governatore della regione di Tula che gode della fiducia sia del presidente Vladimir Putin sia di Prigozhin. E che ora qualcuno vede come il favorito alla carica di nuovo ministro della Difesa in sostituzione di Shoigu, anche se non a breve scadenza.

Nel mentre le truppe ucraine “sono avanzate in tutte le direzioni” ieri nelle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia: lo ha reso noto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

“Oggi (ieri, ndr) – il fronte.
Regioni di Donetsk, Zaporizhzhia. I nostri guerrieri, le nostre posizioni in prima linea, le aree di operazioni attive al fronte. Oggi (ieri, ndr) i nostri guerrieri sono avanzati in tutte le direzioni e questo è un giorno felice. Ho augurato ai ragazzi altre giornate come questa”: ha scritto Zelensky.

Prigozhin: "la marcia verso Mosca non serviva a prendere il potere ma denunciare un a cattiva condotta delle operazioni militari in Ucraina"

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